Angoli di Sicilia, tra storia e natura…

1938

Le belle giornate e l’arrivo dell’estate invogliano sempre più di stare all’aria aperta, di viaggiare, di esplorare nuovi luoghi. Le mete che vi propongo questa volta sono: la miniera di Floristella, Piazza Armerina e Aidone.
Quanti di voi hanno mai pensato di visitare una miniera? Certo, non è la classica gita che rientra nei circuiti abituali ma, vi posso garantire, che ne vale la pena! La strada che conduce nelle zone dell’Ennese, partendo da Catania, regala ai viaggiatori paesaggi spettacolari, un susseguirsi di colline a volte verdi, altre dorate, boschi di pini marittimi, platani, eucalipti. I numerosi campi di grano riportano la memoria ai famosi dipinti di Van Gogh, l’olandese affascinato dal giallo che ha profuso nelle sue opere come “Il campo di frumento”, “I girasoli”, “L’autoritratto”. Questa è un’altra Sicilia, lontana dal mare, ma non per questo meno interessante.
Appuntamento nella città di Enna con l’associazione Sharing Sicily per una nuova avventura: il Parco Minerario di Floristella-Grottacalda. I sempre nutriti gruppi di escursionisti, accompagnati da Giovanni Mazzeo e dalla guida Sebino Maugeri (Federescursionismo), si avviano a fare un tuffo nel passato, in un viaggio che racconta la storia di uno dei siti dell’archeologia industriale più grande d’Europa. Riaffiorano le vicende di sfruttamento, la dura vita lavorativa di bambini, uomini e donne disposte a lavorare in luoghi infernali per portare a casa un tozzo di pane! È il periodo dell’oro, dove per “oro” si intende lo zolfo tanto ricercato sia dall’industria bellica sia dall’agricoltura. Vite spezzate, tanti carusi (giovani ragazzi), fanciulli sottratti alla spensieratezza per aiutare le famiglie spesso costrette a vendere i propri figli per necessità di sopravvivenza. Oggi l’area è un grande sito di archeologia industriale, un museo a cielo aperto, dove è possibile ammirare l’imponente Palazzo Pennisi, una sontuosa dimora che si erge imponente sulla valle del rio Floristella, quasi a dominare tutta l’area archeologica. Fu edificato tra il 1870 ed il 1885, inizialmente solo il piano terra, successivamente altri due piani destinati agli alloggi per le maestranze che avevano un ruolo importante.
Girovagare nella vasta area accompagnati dall’esperta guida Sebino Maugeri, conoscitore della storia, ha fatto riemergere i momenti storici. In alcuni tratti ho avuto personalmente la sensazione di sentire le grida di disperazione della povera gente, il calore dei forni utilizzati per sciogliere il minerale tanto apprezzato all’epoca. Ben visibili e conservati ancora in buono stato, appaiono i “calcaroni” (forni circolari per la fusione e separazione dello zolfo dal materiale inerte), le “discenderie” (cunicoli utilizzati per raggiungere il giacimento e visibili solo attraverso grandi grate), i “castelletti” e gli impianti dei pozzi, i forni Gill ( sistema più recente per la fusione dello zolfo), i vagoncini adibiti al trasporto della materia estratta. Un’escursione diversa, consigliabile nel primo pomeriggio: circa 7 Km di camminata tra natura e storia che vi arricchirà sicuramente.
Ma questa parte della Sicilia offre ai visitatori stranieri, e non, altre sorprese… Fermatevi due giorni in questo splendido territorio e organizzatevi le tappe a Piazza Armerina, cittadina vivace piena di localini e di movida giovanile nel fine settimana, ma soprattutto luogo di grande interesse storico e culturale. Non lasciatevi scappare la visita alla Villa Romana del Casale, risalente alla fine del IV sec. d.C., dimora di una potente famiglia romana. Gli splenditi mosaici vi lasceranno stupefatti, anche perché vi troverete ad ammirare donne in “bikini”, a dimostrazione della “fantasia moderna” dei Romani. Fate una sosta anche ad Aidone: nel piccolo museo archeologico ci sarà ad attendervi la Dea di Morgantina, scolpita tra il 425 e il 400 a.C., acquistata da Paul Getty (Museo di Malibu), è stata per anni motivo di controversie fra l’Italia e gli Stati Uniti. Solo nel 2011 la statua, alta più di 2 metri, ha fatto ritorno a casa.
Molti altri reperti (terrecotte, utensili da cucina, piccole armi e gioielli) di epoca classica ed ellenistica arricchiscono le teche del museo. Non mancate di soffermarvi ad ammirare (da recente restituiti al Museo) gli argenti del III secolo a.C. appartenuti allo storico Eupolemo. Un vero tesoro il piccolo Museo ospitato all’interno del convento dei Cappuccini.
Prossima tappa, infine, Morgantina, dove, grazie agli scavi del 1955 effettuati dalla missione archeologica dell’Università di Princeton, oggi è possibile ammirare l’antica città siculo-greca.
Giunta l’ora del pranzo non si può che fare sosta nel piccolo ristorante di Aidone “Antichi sapori”. Appena trenta posti in un edificio di circa 200 anni; la gestione è familiare e il giovane chef Giuseppe delizierà il vostro palato con leccornie genuine. Vi consiglio di assaggiare l’antipasto della casa: un’esplosione di sapori e profumi di pietanze create con prodotti freschi e locali. Una gita intensa, ricca di storia; il tempo è volato velocemente e ricordare ancora le tappe in compagnia di un calice di vino credo sia un giusto compromesso; per l’occasione, ho scelto un vino siciliano che mi ha dato altre emozioni: Etna rosso Barrus della cantina Contino.
Il tramonto arroventato ci saluta…
L’attesa di altre albe darà vita a nuove avventure.

AUTOREAgata Faro
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